È possibile esprimere la nostra rabbia
senza che qualcuno debba necessariamente esserne vittima?
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Come siamo abituati a vedere la rabbia
Nell'immaginario collettivo, quando qualcuno è arrabbiato, è meglio stargli alla larga poiché avvicinarsi a loro ci mette a rischio di aggressione. Quando siamo noi a provare rabbia, poi, che la vittima sia qualcun altro o siamo noi stessi, poco cambia: ci deve essere qualcuno su cui scaricarla. Questa sembra essere la norma: in qualche modo qualcuno deve pagarne le conseguenze. E dunque, poiché si tratta di un'emozione così "scomoda" a livello sociale, la rabbia viene trattata un po' da tutti come un ospite non gradito.
Molto più raro è sentir parlare della rabbia come un'emozione naturale e sana che, se espressa nella maniera corretta, non solo non deve far male a nessuno, ma può essere una grande fonte di energia ed una risorsa preziosa nella nostra vita di tutti i giorni.
Quando si sente parlare della rabbia, il più delle volte viene definita come un'emozione "negativa" che sarebbe meglio non provare. Nel malaugurato caso in cui la sentissimo, però, meglio far finta di niente e, per l'amor del cielo, sempre meglio NON esprimerla! Per questo è molto più facile sentir dire "Non ti arrabbiare", piuttosto che "Vai, arrabbiati pure"! Questo perché le forme di espressione della rabbia che ci sono state insegnate attraverso l'esempio coinvolgono quasi sempre un carnefice (colui che prova rabbia) e una vittima (colui che la subisce). Quindi, quando una persona è arrabbiata, la regola non scritta è: qualcuno verrà fatto fuori. Ecco il perché dell'ansia che provano quasi tutti coloro che si trovano nei paraggi di questa emozione, sia per chi la prova (perché suo malgrado si trasformerà in un carnefice), che per chi la potrebbe subire.
Questo accade quando nella nostra storia personale abbiamo osservato ed imparato forme malsane di rabbia che portano inevitabilmente a ferire qualcuno psicologicamente, emotivamente o fisicamente. È stata dunque confusa la sana espressione della rabbia con una delle sue tante forme distorte che si manifestano sotto forma di abuso, aggressione, violenza, manipolazione, critica, sarcasmo, giudizio e crudeltà, solo per menzionarne alcune.
Cosa siamo abituati a farne della rabbia
Molti di noi, memori di quanto siamo stati feriti dalla rabbia altrui, piuttosto che manifestarla e rischiare che qualcun altro si faccia male, preferiamo tenercela dentro. Ma poiché la rabbia è un'energia che non possiamo semplicemente eliminare, né tantomeno ignorare, qualcosa dobbiamo pur farne.
N.d.A. Ricordo bene la mia prima volta, quando avevo appena iniziato a lavorare sull'espressione della rabbia. Il terapeuta mi ha messo in mano un manico di scopa e mi ha invitato a picchiarlo su un cuscino. Come ho alzato il legno per tirare il primo colpo, me lo sono dato sulla testa. Questo ha dato ad entrambi un'idea piuttosto chiara di come mi ero abituato ad esprimere la rabbia fino a quel momento!
Dunque cosa ne facciamo solitamente di questa rabbia?
Diverse cose:
Cerchiamo di nasconderla, tenendola imbottigliata nel nostro corpo e trasformandola in accumulo di peso;
La rivolgiamo verso noi stessi sotto forma di autocritica, giudizi, e rigidità, generando disturbi fisici/psichici e sviluppando diversi tipi di patologie;
La scarichiamo sul capro espiatorio di turno nella nostra vita quotidiana: un partner, un membro della nostra famiglia, un vicino di casa, un automobilista, un collega di lavoro, un tifoso dell'altra squadra, chi non la pensa come noi su Facebook, ecc.
In ciascuno di questi casi c'è sempre qualcuno che ne paga le conseguenze. Che siamo noi o che sia il malcapitato di turno, qualcuno deve subire la nostra rabbia.
Aperta e chiusa parentesi:
(Laddove la rabbia verso molte situazioni della nostra vita può essere perfettamente comprensibile e giustificata, in questo caso stiamo parlando di quelle circostanze nelle quali la nostra reazione è sproporzionata rispetto alla situazione in sé poiché è il risultato di un accumulo emozionale.)
E se...
E se questo fosse solo il risultato di un vecchio modello di "vittima e carnefice" dove la rabbia deve essere per forza scaricata su qualcuno? E se esistesse un altro modo per farla uscire senza che qualcuno debba necessariamente "lasciarci le penne"?
La rabbia non è di per sé negativa, ma sono molto negativi gli effetti di un uso sbagliato che possiamo scegliere di farne.
Nella seconda parte di questo post, vedremo in che modo possiamo sentire la nostra rabbia senza che nessuno debba pagarne le conseguenze.